Dedicato ai 366 migranti annegati davanti alle coste di Lampedusa il 3 ottobre 2013.
Onde, che dispetto, davanti alla faccia, spostati che non vedo. Onde blu, come la notte sopra la testa, accendi una luce c’è troppo buio. Si muovono pesanti le onde, intravediamo luci, non sono lontane, laggiù c’è la terra. Luci piccole, una terra piccola, ma non abbastanza da toglierci la speranza. Queste onde sono troppo alte per le nostre misure, la barca reggerà? Manca poco ormai, quasi ci siamo. Le onde ci respingono, non ci lasciano avvicinare, la barca beccheggia, siamo in tanti, centinaia su questa bagnarola. Dobbiamo approdare prima che le onde ci portino giù con loro nel blu.
Non sono venuta a cercare una tomba fredda e buia, voglio vita sole urla gioia salti figli amore pane acqua. Sono quasi arrivata, dai, non mettetevi in mezzo voi, onde di rabbia, onde cattive, chiedo solo ciò che mi spetta, cosa avete voi da ridire. Ma non siamo i soli qui con voi, ecco le barche dei marinai, loro sì ci aiuteranno. Alza le braccia, urla forte, tutti insieme ci sentiranno. Niente, che chiasso fanno le onde, coprono tutto, il nostro coro è un cinguettio che non risuona. Alza un falò, accendi un fuoco, se ci vedranno verranno da noi.
Con i miei occhi ho già visto tutto, guerra, deserto, morte, paura, non è lo stupore che troverai sulla mia faccia mentre guardo i marinai, le altre barche che si allontanano. Dentro il mio cuore l’ho sempre saputo che sempre da soli saremmo restati e, ora che la barca affonda, non so neanche io perché cerco di stare a galla. Neanche voi onde giganti avete colpa della mia morte e chi sono io per giudicare chi mi ha lasciato qui ad affogare. Io non volevo una tomba blu ma se proprio la devo accettare vorrei che almeno non fosse così, inutile morte e neanche il mio nome. Vorrei che almeno gli altri che verranno dopo di noi, immaginate quanti saranno, potessero tendere la loro mano e finalmente sentire quel palmo caldo che oggi voi non ci allungate, chissà perché.
scritto il 8 ottobre 2013
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Questo racconto partecipa agli EDS (Esercizi Di Scrittura) proposti da La donna Camèl
EDS – Il blues del blu
Queste le regole:
– Umore triste
– Colore blu
– Mettici qualche ripetizione ma ben misurata
– Scrivi nel tuo blog e poi dillo a me
Ecco gli altri blogger che hanno scritto racconti con queste stesse regole:
Pendolante: Il trattore – L’automobile
La Donna Camèl: Diritto e rovescio fatto a maglia – Diritto e rovescio giocato a tennis
Melusina: Neon – Sostiene Teresa
Dario: Diavoli blu
Hombre: I won’t let you down – Davvero non lo so
Leuconoe: Crossroad
Singlemama: NY Blues – La linea blu
Lillina: Il blu dell’universo che non c’è – Non importa – Morte nel blu
Marco C.: Le ore scure (grigio, rosso e blu)
MaiMaturo: Colori
Brux: So long
La prima pubblicazione di questo breve racconto è avvenuta sul blog de La Donna Camèl quindi è lì che sono stati raccolti i commenti di coloro che lo hanno letto. Mi hanno fatto tanto piacere perciò li voglio riportare anche qui. Eccoli:
Mai Maturo: Bel post, complimenti! Descrive bene la disperata rassegnazione di quelle povere persone.
Risposta: Grazie, cercando un blu blues da scrivere non riuscivo a distogliere i pensieri da lei, su quella barca, con i suoi sogni…
Pendolante: Un canto disperato eppure poetico che risveglia dolore e impotenza e colpa.
Risposta: Sì, anche io l'ho sentito come un canto, con voce sommessa… Grazie
Melusina: Un pianto dove la rabbia è però sovrastata dal senso della vita, da una speranza, da un intenso richiamo d'amore. Mi è piaciuto tanto. Grazie per aver interpretato con tanta sensibilità questa tragedia e le altre.
Risposta: Grazie Melusina, mi fa piacere questa tua lettura, mi ci ritrovo.
Singlemama: Quoto Melusina. Del resto, non avrei saputo dirlo meglio.
Dario: Il viagio e che viagio son sensa parole siam tuti stipati “le bestie son qua” rivedo momenti richiami e lamenti “segnali da tèra” ci han visto 'rivà. Il mare l'è lungo l'è grande e profondo e l'acqua mi bagna son tuto insupà d'un trato lo schianto ariva improviso c'ho tanta paura e non riesco a parlar.
Risposta: Anca noialtri g'avemo viagià, ma se lo semo desmentegà
Leuconoe: Bello e triste… e tristemente attuale. Rende perfettamente l'idea di dolore che è alla base di un viaggio disperato.
Risposta: Sì, un viaggio di speranza disperato.
Hombre: “Non so neanche io perché cerco di stare a galla” un macigno sullo stomaco, come deve essere.
Risposta: Grazie Hombre.
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La donna Camèl, come di consueto, dopo la pubblicazione di tutti i racconti che hanno partecipato a questo esercizio di scrittura da lei ideato e proposto, tira le somme e scrive una recensione su ciascuno. Ecco il suo commento a questo racconto:
“Siamo stati tutti colpiti dall'ultima tragedia dell'immigrazione, il numero delle vittime e il modo tremendo in cui si è svolta. Anche io ci avevo pensato, avevo imbastito proprio un punto di vista simile, dentro la stiva di una nave, le sensazioni, i rumori, gli odori. Calikante ha scritto un blues triste e delicato, che suggerisce più che dire apertamente, una cantata mesta che si rivolge alle onde, come se potessero dare una risposta, come se avessero un'anima. Di certo hanno più anima le onde del mare che certi uomini dal cuore nero di pece”.
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