Tre libri scioccanti, questi tre thriller storici, pubblicati tra il 2017 e il 2021 e scritti dall’autore svedese Niklas Natt och Dag (1979). Nella sua biografia leggiamo che vive nella pacifica e civile città di Stoccolma, insieme alla moglie e ai figli. Le sue foto ci mostrano un giovane uomo biondo e snello, quasi sempre in cravatta e con un’espressione gentile sul volto, discendente da una antica famiglia aristocratica svedese, da tempo decaduta, i Natt och Dag, che in italiano significa Notte e Giorno. Sarà forse da cercare nel suo nome la capacità che ha quest’uomo di contenere in sé sia la luminosità di una vita in famiglia, sia la terribile oscurità dei suoi libri, immersi in tempi così bui e abitati da anime così corrotte da far vacillare anche il lettore più resistente e scafato.

Tutti e tre i libri sostengono un ritmo è serrato, i dettagli sono descritti con crudezza, senza concedere tempo a inutili abbellimenti. L’autore ha svolto una impressionante, accurata ricerca storica e ci porta a fine ‘700 con un realismo che talvolta ci spaventa. Sono libri che vanno letti in sequenza perché la narrazione prosegue da uno all’altro e non possono essere considerati romanzi autonomi. Si parte dal 1793, a memoria d’uomo l’anno più freddo di sempre in Svezia. L’anno in cui a Parigi la Rivoluzione francese è nel pieno del suo furore, la Monarchia è caduta e la Repubblica è stata proclamata, Luigi XVI viene ghigliottinato e qualche mese dopo a sua moglie Maria Antonietta toccherà la stessa sorte.

Anche in Svezia c’è subbuglio, re Gustavo III è stato assassinato e le trame politiche tra i gustaviani, leali al vecchio re morto, e i sostenitori del nuovo reggente Reuterholm fanno da sfondo a tutta la trilogia, anche quando si allontanano dal cuore della narrazione. La protagonista femminile dei tre romanzi è Anna Stina, una ragazza irrimediabilmente oppressa dalla povertà – col suo contorno di piccola criminalità, malattie, abbandono e violenza – che si ritrova tra le mani un documento del quale a malapena capisce l’importanza, ma che la condanna a essere perseguitata da mezza città.

Jean Michael “Mickel” Cardell, il protagonista maschile dei romanzi, si innamora di lei e farà di tutto, e anche troppo, per cercare di aiutarla. Mickel ha perso un braccio, durante una battaglia navale nella guerra tra Svezia e Russia, e ora fa la guardia civica, attività nella quale avere un braccio di legno può anche rivelarsi utile in caso di scontro. Ma è un uomo solitario e il suo mestiere non gli consente di avere una vita agiata. Vive in una stanza presa in affitto dove gli spifferi gelidi dell’inverno e gli odori infestanti dell’estate lo affliggono senza tregua. Ma si ritroverà a indagare su un caso di omicidio che porterà lui e gli altri due protagonisti di questa storia, il procuratore Cecil Winge e suo fratello Emil, a dover rimestare tra bassifondi e società segrete, intrighi, perversioni e terribili abomini.

In realtà c’è un quarto protagonista, ed è la città di Stoccolma di fine ‘700. Onnipresente e brutale, con le sue strade ghiacciate, i suoi ponti, i canali maleodoranti, le case fatiscenti, i palazzi sfarzosi, le carrozze e gli escrementi per strada, i rifiuti puzzolenti e le migliaia di candele a illuminare il teatro di notte, con i suoi boschi misteriosi, le sue acque profonde, gli incendi facili con i quali, a quei tempi, una città poteva andare a fuoco in un attimo. Una Stoccolma che non assomiglia alla ormai pulitissima, ordinata e accogliente capitale di oggi, esempio di civiltà e benessere per tutto il mondo.

La città vecchia? Puzza come una latrina e trabocca di moribondi che sembrano non avere scopo migliore che tarpare ulteriormente le proprie misere speranze di vita. E anche quelle altrui, se è per questo. Ma sì, al tramonto è uno splendore, soprattutto se la si ammira da una certa distanza.

C’è infine un altro personaggio che cuce l’intera trama, Tycho Ceton, ex mercante di schiavi nell’isola caraibica di Saint-Barthélemy, a quei tempi colonia svedese, un essere immondo, capace di immaginare atrocità terrificanti ma anche di portarle a compimento. Ed è proprio per questo che quell’oscurità che in tutta la trilogia ci avvolge – così come Stoccolma è immersa nella lunga notte del Nord – in alcuni momenti diventa un vero e proprio buco nero, nel quale siamo risucchiati contro la nostra volontà, con il quale Niklas Natt och Dag ci mette davanti a un aut aut: o continui a leggere e ti lasci inghiottire, oppure abbandoni la lettura.

Se il lettore accetta la sfida nella speranza di incappare prima o poi in un riscatto, forse rischia di restare molto deluso, perché questi libri non accettano facili soluzioni, espiazioni, rinascite, lieti finali. I segni indelebili che la vita lascia sui protagonisti, visibili come cicatrici o invisibili come mutilazioni dell’anima, sono definitivi e irrimediabili. L’amore non trionfa. Ma l’autore chiude la trilogia con la speranza di una vita diversa grazie all’amicizia, quella tra due donne, e l’ultimo libro termina con l’immagine di Anna Stina (incinta) e Lisa che si allontanano mano nella mano da Stoccolma, la Città tra i Ponti, in direzione di una nuova esistenza, ancora povera ma pulita e arricchita dall’amore che una madre, o due, possono avere per un bambino tutto nuovo.

 La ragazza apre gli occhi e vede una lacrima su ciascuna guancia della donna, quella bianca e quella rossa. Il sole è sceso abbastanza da filtrare tra le chiome degli alberi, giallo e caldo, trasformando gli sciami di moscerini in giochi di luce e ricoprendo con una foglia d’oro ogni minimo ramoscello. Da lontano si ode il sordo rintocco metallico della chiesa di Hedvig Eleonora, seguito ben presto dalla risposta delle campane di quella di Johannes. Dietro, al limitare dell’area visibile a occhio nudo, il gioco di campanili aguzzi della Citta tra i Ponti. Anna Stina si stringe le braccia intorno al corpo per fermare un brivido.
– Il giorno sta volgendo al termine e non voglio rimanere qui.
– Le stelle ci faranno da guida. Il cielo è sereno stasera, conosco il sentiero, tanto al buio quanto alla luce.
 Lisa si mette in spalla il fardello che tiene sempre preparato, da un attimo all’altro libera e pronta a partire. Ad Anna Stina prende una paura improvvisa, che nell’incertezza di pochi istanti prima non aveva avuto occasione di emergere. Vacillando sulle ginocchia molli, dentro di lei è come se stesse cedendo il mozzo di una ruota, stabile fino a poco fa. Un futuro incerto si piega all’indietro verso il presente, come una catasta di pani di ghisa mal affastellati. Porta istintivamente le mani sul grembo appesantito.
– Il cammino potrebbe diventare difficile.
 Lisa si volge verso di lei. Un luccichio bianco divide in due la voglia rosso fuoco sul suo viso.
– Esistono cammini di altro tipo che valga ancora la pena di intraprendere?
 Si avviano tra le campanule rosa sui loro steli sottili. Le loro mani si cercano. In alto si accende la prima, timida fiaccolata di stelle della sera, bellissime e lontane, indifferenti a tutto. Bastano pochi passi e sono già inghiottite dalla vegetazione del bosco e dalla penombra del crepuscolo.

Niklas, Natt och Dag 1793, 1794, 1795, Einaudi 2019-2022