Un romanzo giapponese per questa lettrice rilassata sotto l’ombrellone. Lo stile assomiglia a quello di Banana Yoshimoto, ma anche – pare dica la critica – a quello di Haruki Murakami. A me, che ho letto qualcosa di entrambi, sembra che lo stile della prima e quello del secondo non siano paragonabili tra di loro, ma forse qui in occidente tutto quello che viene dal Giappone sembra assomigliarsi.
Toshikazu Kawaguchi (1971) è nato ad Osaka e ha scritto il suo primo romanzo nel 2015. I suoi libri sono venduti come volumi di una saga, poiché accumunati dalla stessa ambientazione e da alcuni personaggi ricorrenti, sebbene vi siano anche dei salti temporali tra ogni romanzo:
- Finché il caffè è caldo (titolo originale: Prima che il caffè si raffreddi, 2015)
- Basta un caffè per essere felici (titolo originale: Prima che questa bugia venga rivelata, 2017)
- Il primo caffè della giornata (titolo originale: Prima che i ricordi scompaiano, 2018)
- Titolo originale: Prima che io possa dire addio, del 2021 non ancora pubblicato in Italia.
In Giappone c’è una caffetteria speciale. È aperta da più di cento anni e, su di essa, circolano mille leggende. Si narra che dopo esserci entrati non si sia più gli stessi. Si narra che bevendo il caffè sia possibile rivivere il momento della propria vita in cui si è fatta la scelta sbagliata, si è detta l’unica parola che era meglio non pronunciare, si è lasciata andare via la persona che non bisognava perdere. Si narra che con un semplice gesto tutto possa cambiare. Ma c’è una regola da rispettare, una regola fondamentale: bisogna assolutamente finire il caffè prima che si sia raffreddato. Non tutti hanno il coraggio di entrare nella caffetteria, ma qualcuno decide di sfidare il destino e scoprire che cosa può accadere. Qualcuno si siede su una sedia con davanti una tazza fumante. Fumiko, che non è riuscita a trattenere accanto a sé il ragazzo che amava. Kotake, che insieme ai ricordi di suo marito crede di aver perso anche sé stessa. Hirai, che non è mai stata sincera fino in fondo con la sorella. Infine Kei, che cerca di raccogliere tutta la forza che ha dentro per essere una buona madre. Ognuna di loro ha un rimpianto. Ognuna di loro sente riaffiorare un ricordo doloroso. Ma tutti scoprono che il passato non è importante, perché non si può cambiare. Quello che conta è il presente che abbiamo tra le mani. Quando si può ancora decidere ogni cosa e farla nel modo giusto. La vita, come il caffè, va gustata sorso dopo sorso, cogliendone ogni attimo.
Finché il caffè è caldo è diventato un caso editoriale in Giappone, dove ha venduto oltre un milione di copie. Poi ha conquistato tutto il mondo e le classifiche europee a pochi giorni dall’uscita. Un romanzo pieno di fascino e mistero sulle occasioni perdute e sull’importanza di quelle ancora da vivere.
Toshikazu Kawaguchi – Finché il caffè è caldo, Garzanti 2020 (pubbl. originale 2015)

Concordo con te che Tra Banana Yoshimoto e Haruki Murakami ci sia poco in comune. Li vedo come due pianeti su orbite distanti…. questo romanzo di Kawaguci è carino, una lettura piacevole in vacanza.
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Probabilmente chi recensisce i libri non conosce altri autori giapponesi… e vivaddio che non hanno citato Mishima!
(Dalla sinossi, anche a me sembra proprio una “lettura da spiaggia”: spero di non offendere nessuno).
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Sono contenta di vedere che anche voi la pensate come me: la Yoshimoto e Murakami sono proprio due pianeti diversi 🙂
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Questa brutta abitudine di cambiare i titoli proprio non la capisco
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Infatti, anch’io. Tanto più che l’autore aveva trovato una bella sequenza per la sua serie
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Questo libro mi ispira, lo leggerei.
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Anch’io sono incuriosita
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