Briseide era una principessa, figlia di un sacerdote di Apollo, giovane e bella moglie del re di Lirnesso, una città nella sfera di influenza di Troia. Quando la città venne conquistata dai greci, Achille uccise il re e i suoi figli e risparmiò Briseide per tenerla come schiava. Nei dieci anni durante i quali i greci restarono accampati vicino a Troia per combattere la famosa guerra, i nostri eroi si servirono di numerose donne, tutte schiave.
Nell’Iliade Omero racconta gli ultimi due mesi – cinquantuno giorni – di questa lunga guerra, durante i quali “l’ira funesta” di Achille si scatena a causa di un litigio tra l’eroe greco e Agamennone, suo comandante. Infatti Agamennone, costretto a privarsi della sua schiava preferita, Criseide, pretende di avere in cambio la schiava di Achille, Briseide.

Achille obbedisce e cede Briseide ad Agamennone, ma come ritorsione decide di non combattere più. E la guerra senza Achille schierato in campo non è la stessa cosa, i greci subiscono numerose perdite.
Ma alla scrittrice inglese Pat Barker (1943) non interessa seguire le vicende degli uomini. L’autrice di questo bellissimo libro si attarda invece a cercare di scoprire come vivevano in quegli accampamenti le donne rese schiave, a immaginare quello che Omero non racconta: i giorni faticosi, e le notti, di queste donne, che avevano visto i loro figli massacrati dai greci, visto morire i loro mariti e fratelli per mano dei conquistatori, e che ora dovevano servire quelle mani insanguinate obbedendo ai loro comandi. E a ogni loro desiderio.

Gli accampamenti dei greci, con il fango, con i cumuli di immondizia, offrivano ben poco riparo e nessun agio a quelle donne prese come schiave, concubine, donne di fatica. Per loro quello è un campo di stupro e anche Briseide, che è solamente di Achille e solo lui deve subire, ben misero privilegio, ci lascia un commento lapidario:
Scopava in fretta, uccideva in fretta, e nel mio caso non c’era differenza. Una parte di me morì quella notte.
Le donne, ancora oggi, in guerra sono strumenti da usare, stuprarle per punire e sbeffeggiare il nemico, in una logica tutta maschile che le vede come possedimenti da usurpare. Se la violenza produrrà poi dei figli allora sarà il compimento della vendetta, là dove anche la discendenza dei popoli in guerra sarà contaminata dal nemico.
“La brutale realtà della conquista e dell’oppressione” è ciò che in questo libro compare senza veli, una Iliade raccontata dalle voci femminili che l’hanno abitata.
E il pensiero va a tutte le donne che ancora oggi, loro malgrado, si trovano in territori di combattimento tra maschi, i quali, nonostante i quasi tremila (tremila!) anni trascorsi dall’Iliade, ancora e ancora ripetono un modello di virilità assassina che deturpa orribilmente il nostro pianeta e la vita di tutte noi, vicine e lontane da quella violenza.
Pat Barker – Il silenzio delle ragazze, Einaudi 2019 (pubbl. originale 2018)
Ho sentito uno storico riassumere efficacemente il colonialismo con queste parole: è quando un gruppo di maschi va a prendersi terre e donne di qualcun altro. Quel qualcun altro essendo, ovviamente, maschio a sua volta. Direi che riassume benissimo la storia umana… purtroppo.
(Per altro, io credo che anche nell’attuale guerra in corso in Ucraina l’autorappresentazione maschile abbia le sue colpe).
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Sì, temo sia proprio così, e la cosa che fa più male è che non siamo riusciti a cambiare nonostante le migliaia di anni. Ho chiuso questa recensione proprio con un pensiero alle donne che anche ora sono in guerra, e l’Ucraina è tanto vicina a noi da farci sentire ancora più forte il dolore di quello che sta succedendo
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Quando ho visto il post ho subito sperato di vedere i tuoi lettori da spiaggia… sai che è il mio appuntamento preferito dell’estate! 🙂
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Che bello! Anche quest’anno lo farò, anche se ormai nella mia spiaggia sono diventata una specie di stalker 😀
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Eh sì ormai ti conoscono, sono tutti lì che si allenano per superare la prova costume!
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😂
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Rieccomi! A proposito di libri bellissimi e di personaggi femminili che lasciano il segno, hai letto “Twenty – Four Seconds” di Debora Ferraiuolo?
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Ciao Wwayne, grazie del consiglio. Temo però che non sia il mio genere 🙂
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Io invece l’ho adorato così tanto che gli ho dedicato il mio ultimo post. Grazie a te per la risposta! 🙂
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