Nella serie infinita dei numeri naturali, esistono alcuni numeri speciali, i numeri primi, divisibili solo per se stessi e per uno. Se ne stanno come tutti gli altri schiacciati tra due numeri, ma hanno qualcosa di strano, si distinguono dagli altri e conservano un alone di seducente mistero che ha catturato l’interesse di generazioni di matematici. Fra questi, esistono poi dei numeri ancora più particolari e affascinanti, gli studiosi li hanno definiti “primi gemelli”: sono due numeri primi separati da un unico numero. L’11 e il 13, il 17 e il 19, il 41 e il 43… A mano a mano che si va avanti questi numeri compaiono sempre con minore frequenza, ma, gli studiosi assicurano, anche quando ci si sta per arrendere, quando non si ha più voglia di contare, ecco che ci si imbatterà in altri due gemelli, stretti l’uno all’altro nella loro solitudine.
Mattia e Alice, i protagonisti di questo romanzo, sono così, due persone speciali che viaggiano sullo stesso binario ma destinati a non incontrarsi mai. Sono due universi implosi, incapaci di aprirsi al mondo che li circonda, di comunicare i pensieri e i sentimenti che affollano i loro abissi.
Paolo Giordano (1982) con questo suo primo romanzo ha vinto nel 2008 diversi premi: il Premio Strega, il Premio Campiello Opera Prima, il premio Fiesole narrativa under 40, il premio letterario Merck Serono.
Nel 2010 dal romanzo è stato tratto il film omonimo per la regia di Saverio Costanzo, il cui copione è stato scritto con la collaborazione dell’autore.
Paolo Giordano – La solitudine dei numeri primi, Mondadori 2008

E la domanda ritorna. Ho acquistato questo libro molti anni fa, e non sono mai riuscita, ritentandone la lettura più e più volte, ad andare oltre un mucchietto di pagine, diciamo qualche decina? Confesso di non averne mai mantenuto il ricordo, così da poter dire cosa, per me, non va in quel libro. La memoria, fallace, mi dice solo di una noia per qualcosa che non andava da nessuna parte.
Pure, ogni tanto ritento, dato che il successo e i riconoscimenti avuti dal libro dicono che, senza dubbio, il difetto, in questo caso, sta nel lettore, cioé in me.
Sospetto: si tratta del titolo, che mi ha indotto a pensare che, nel libro, qualcosa avesse a che fare con i numeri primi? E invece, mi par di capire, no?
E’ una cosa strana: sono indotta a ritentare, eppure, temo di sapere già.
Credo che proverò a leggere qualcos’altro dell’autore. Per poi, eventualmente, ritornare a questo libro (o almeno ritentare).
Una specie di tormentone.
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Cara Ivana, sei tenace. Io abbandono di rado un libro, ma quando lo faccio non ho rimpianti. Tuttavia di questo romanzo ho sentito quasi sempre commenti delusi… Io però il libro non l’ho ancora letto
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Anch’io, in effetti ma questo continua ad essere osannato. Resiste nel tempo. Troppo per un bluff. Così, mi intestardisco un po’
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Qua non commento neanche, è come sparare sulla Croce Rossa
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(però bellissimo l’effetto ottico con il volto, nella tua foto!)
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Grazie di averlo notato 🙂
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Questo libro l’ho letto e amato. Sono passati tanti anni ma ricordo ancora il primo capitolo.
Non so perché a tanti non piace.
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Finalmente una voce fuori dal coro (dei detrattori). Come mai a tanti non piaccia non lo so neppure io. Ma, così come Ivana, avendo questo libro ricevuto tanti premi, il beneficio del dubbio glielo lascio
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E anche di questo ho visto il film. Non avevo idea di quale fosse la trama quando mi sono seduta in poltrona e, a essere sincera, non saprei proprio ricostruirla con precisione, quindi probabilmente non è stato indimenticabile. Questo è uno di quei libri così discussi che non mi ha mai attratta troppo
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Non ho visto nemmeno il film, però ho grande stima di Saverio Costanzo… Prima o poi me lo vedrò
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poi mi dirai
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