Con mio fratello ci prendevamo a schiaffi e a pugni. Io sono un’impulsiva e lui ci impiegava una vita a prendere una decisione. Per questo, almeno quanto all’ordinario, voleva avere tutto sotto controllo, studiato e organizzato. Quando ripenso all’ultima volta che è uscito di casa senza più tornare, mi prende uno scoramento… No, devo ripetermi ogni volta, non sono stata io a spingerlo. Quel giorno, andando a scuola, sono rientrata in casa tre volte a recuperare vocabolario, occhiali e gomme mentre lui, col sorriso sarcastico del suo sentirsi migliore, dall’ingresso si avvicinava al portoncino per tappe prefissate: la mano destra a raccogliere cappello, zaino, ombrello (non sia mai fosse piovuto) già messi sul percorso dalla sera prima e, con la sinistra, le ultime tastate sulle tasche, interne e esterne al cappotto, per controllare che ci fossero le chiavi. Gli ho dato una pacca e l’ho sbattuto fuori, sul pianerottolo. “Allora che fai, ti muovi?” Ma restava impalato, non faceva che pestarsi furiosamente le mani contro il corpo. Finché si sciolse in lacrime come mai prima d’allora, farfugliando tra i singhiozzi di aver perso qualcosa. “Che sarà mai? Poi torni a casa e la ritrovi, adesso usciamo”. Non si decideva. La cosa era insormontabile per lui, che infine mi spiegò di aver perduto… il tatto. “Sono isolato dal mondo, lo capisci? La mia pelle è una membrana estranea. Mi stai toccando, ma io non me ne accorgo!” Gridava. Era una crisi isterica senza una via d’uscita. Provai a dirgli “Ti faccio respirare, apro quella finestra”. Mi implorò di non farlo. “Non sono in grado di capire se la corrente d’aria minaccia la mia salute! Cosa farò adesso? Mi prenderanno congestioni dopo pranzo, torcicolli, ustioni da phon e da marmitta. Mi vestirò senza capire di aver messo male le mutande sotto i pantaloni!” La sua agitazione mi fece impazzire di impotenza e rabbia. Quando lo spinsi giù per le scale, mi ricambiò con un sorriso stupito. Dalle ammaccature prese sarebbe dovuto essere bello che morto, invece (e questo è il mio unico sollievo), raggiunto il pianerottolo col balzo compiuto al termine dell’ultimo gradino, è saltato senza sforzo dalla finestrella spalancata sul cortile. Appena liberate le spalle, ha aperto le braccia a croce ed è scomparso, compiendo voluttuose piroette verso l’alto.


“I 7 sensi” : testi di Francesca Perinelli
Illustrazioni di Davide Lorenzon CRT2
Progetto I magnifici 7