
Illustrazione di Arianna Farricella
UNA GONNA LUNGA IN VETRINA
Open space, poche donne e parecchi uomini, ma non era un problema. Scrivanie disposte in file parallele, una dietro l’altra come a scuola. A me era toccato il primo banco di una fila di soli uomini… con più anni di me. A destra e a sinistra il gruppo delle poche donne mi dava le spalle, davanti a me la segretaria e la porta dell’ufficio del capo. Continuamente sotto-controllo, mi pareva di stare in prigione: ad ogni mio movimento due, quattro, sei, otto, dieci occhi mi seguivano, se mi alzavo, se mi giravo, se mi grattavo, se aprivo la borsa… Una situazione pesante soprattutto perché io non mi vedevo da dietro, non potevo sapere se si alzava la maglia o inconvenienti simili.
Attenta a come ti muovi, a come ti vesti, al tono nelle conversazioni al telefonino, attenzione al contenuto della borsa… un delirio, una punizione, mi sentivo in vetrina e non riuscivo ad essere me stessa.
Ci è voluto tempo ma imparai a ignorare gli sguardi.
Adoro le gonne lunghe fino alle caviglie, offrono la stessa comodità dei pantaloni, libertà di movimento assoluto ed eleganza. Ma ricordo un episodio singolare. In un pomeriggio qualunque indossavo una gonna lunghissima quando all’improvviso mi si avvicinò un collega anziano, brandendo un grosso paio di forbici disse: «Ora ci penso io ad accorciare quella gonna… e non metterla più!» Solo un piccolo scherzo, che suscitò qualche risata generale. Però la mia sensazione non fu positiva anche se era un buontempone.
APPARENZE
Rientrare a lavoro dopo la maternità non è sempre una bella esperienza, al contrario può risultare frustrante. Cambia la mansione, cambia la postazione, cambi tu.
Al mio rientro trovai diverse novità, compreso anche un nuovo coordinatore, più giovane di me e “figlio d’arte” in quell’azienda. Si presentava come un personaggio alquanto meschino ed immaturo, consapevole di essere inattaccabile.
Iniziò una serrata sorveglianza a vista che interessava la mia persona: controllo pausa, controllo schermo, controllo abiti. Per mia fortuna potevo indossare gli stessi che utilizzavo prima della gravidanza.
Ogni volta che un essere umano di sesso maschile mi rivolgeva la parola, oppure mi invitava a prendere un caffè, il piccolo capo mi faceva cadere addosso una pioggia di commenti, allusioni, battute velenose e ambigue.
Addirittura arrivò a confessarmi la sua delusione nel costatare che il mio look era tutt’altro che sexy e provocante, nonostante le grandi potenzialità seduttive che si era immaginato sull’onda di tutti i pettegolezzi che aveva carpito in mia assenza.
Da parte mia ho sempre risposto a tono ma ho colto l’occasione per fugare ogni dubbio sull’ambiente in cui mi toccava vivere.
Testo di Meteora
Illustrazione di Arianna Farricella
Progetto Me too
Che insopportabile pressione, essere giudicate sempre sulla base dei modelli prestabiliti di “femminilità”, essere valutate come oggetti del desiderio, essere apostrofate come non potessimo capire la violenza di tutto ciò
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Alzi la mano chi non è stata oggetto di battute, che ai maschi paiono persino complimenti e invece sono attacchi alla persona, che si sente sorvegliata, guardata, giudicata. Suggerire al tuo collega dove mettere le forbici sarebbe il minimo, ma quando le pressioni vengono da un superiore sono aggravate dalla posizione di comando, che invece di sentire la responsabilità di placare gli atteggiamenti sbagliati dei sottoposti, li avalla.
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provocazione: alzi la mano chi (uomo) non ha mai fatto una battuta sessista nei confronti di una donna. e sai qual è il dramma? che l’alzerebbero quasi tutti.
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bè, io non alzo la mano. ho sempre lavorato in un ambiente promiscuo e cordiale, di battute, ora giudicate sessiste, ne ho fatte spesso, ma mai con spocchia, semmai invogliando una risposta che mi rimettesse in linea in modo da riderne assieme.
ml
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Le donne rispondono spesso con un sorriso, sdrammatizzando, non volendo sopraffare o mandare affanculo e di conseguenza incrinare la relazione. Ma sappi che in realtà le battute sessiste fanno parte proprio del clima di soffocante che si vuole far comprendere. Cosa diversa è fare un complimento a una persona che ti piace e che speri ne sia lusingata, non confondiamo le due cose.
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eh, immagino: non c’è come l’ambiente ospedaliero (dove per altro il sessismo si respira ancora a pieni polmoni sull’accesso ai ruoli dirigenziali). è interessante il concetto della spocchiosità, perché sicuramente l’atteggiamento contribuisce (se non a trasformare del tutto) ad accentuare il tono maschilista della battuta. il confine a mio parere è, in ogni caso, stabilito dalla controparte: quel che tizio può ritenere ingenuo (cosa che molto probabilmente deve aver pensato anche il tipo delle forbici) non necessariamente lo è per l’altra persona… grazie ML per lo spunto! (p.s. tutto bene? è un po’ che non mi faccio vedere sul blog, sorry)
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La spocchia che ci sia o non ci sia non cambia la sostanza.
Inoltre il confine non è soggettivo, stabilito dalla controparte. Il confine è oggettivo. È questo quello che stiamo cercando di far capire al mondo. Certi comportamenti si chiamano molestie e sono abusi. Senza interpretazioni, toni o sensibilità della controparte.
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Anche io ho lavorato in ambienti in cui si scherzava tra colleghi della stessa età e livello e i complimenti ci stavano, ma sarebbe interessante sapere se qualche donna ti si è mai rivolta alludendo al tuo “pacco”, chiedendoti di slacciare la camicia per vedere i pettorali, o di tagliarti i pantaloni per mostrare le cosce. Noi sopportiamo allusioni a “meloni”, “bocce”, “balconi” “pagnotte”… Non so se il tono scherzoso a questo punto conti molto.
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Io di sicuro!
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Ciò che amareggia di più è che di ambienti lavorativi di questo livello ce ne sono tanti. Personaggi frustrati..Però apprezzo il suggerimento delle forbici.
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Poi se ti ribelli e fai notare il fastidio vieni subito additata come quella che non sta allo scherzo, acida e ovviamente c’è sempre qualcuno che ti suggerisce che dovresti fare più sesso o ti chiede se per caso hai il ciclo… Edificante
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Esatto…sappiamo perfettamente di cosa stiamo scrivendo.
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Preferisco lavorare in ambienti misti proprio perchè il clima è meno teso.Ma per fare battutine ambigue ci vuole un rapporto di amicizia e confidenza ed anche in questi casi è giusto essere prudenti..una parola ambigua può guastare qualunque rapporto.
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Ringrazio ‘Tratto d’unione’ per avere dato spazio alla mia piccola testimonianza che pare una barzelletta da un certo punto di vista ma fa intravedere come sia complicato il mondo del lavoro per una donna.Sembrano sciocchezze ma feriscono.
I disegni di Arianna Farricella sono bellissimi e rendono perfettamente l’atmosfera di ambiguo disagio, grazie mille.
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Cara Meteora, sono io che ti ringrazio per la testimonianza molto efficace.
Arianna ha davvero reso in modo perfetto il senso di oppressione che una donna subisce essendo controllata in ogni centimetro del proprio corpo
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Questo post è ancora più, come dire, “esigente” rispetto ai precedenti (mi si passino il termine e il confronto inappropriato). Perché alza l’asticella e ci fa tutti (noi maschi) un po’ colpevoli, volenti o nolenti. Beh, quasi tutti. Nel mio ambiente di lavoro, ad esempio, fra tecnici, operai, ingegneri o muratori, in ufficio o in cantiere, la battuta a sfondo sessuale, l’apprezzamento, il fischio, il doppio senso sono a dir poco frequentissimi, tanto da esservi tutti un po’ assuefatti. Un po’ come essere in caserma, per certi versi. Ma non siamo solo maschi (nemmeno in caserma ormai). E non siamo in caserma. E le poche donne che resistono, appunto resistono.
Un bell’esame di coscienza da fare, senza dubbio.
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La cosa che non va bene, che sta alla base delle battute sessiste, è il fatto che le donne vengono considerate pezzi di carne, oggetti sessuali… è questo che deve finire.
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Pensa che un mio datore di lavoro impose (diciamo che raccomandò vivamente) a una collega, effettivamente molto carina, di non indossare gonne (corte soprattutto) o abiti scollati, che di “carne” ne facessero vedere troppa. Né in ufficio, né in cantiere ovviamente.
L’eccesso opposto (preventivo, al pari di un caschetto): il burka al posto delle forbici…
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L’esatto opposto di quanto chiesto alla nostra Meteora. Ma, se ci pensi bene, alla fine è esattamente la stessa cosa. È il cerchio che si chiude. È che visto che sei oggetto sessuale o devi essere seducente oppure non devi esserlo per niente, a seconda dei desideri del maschio
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Infatti. Era proprio l’estremo opposto dello stesso segmento, chiuso su se stesso.
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Forse non sono stato chiaro, ma nei miei commenti non sto cercando di giustificare certi comportamenti. Tutt’altro.
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No no, sei stato chiarissimo e ti ringrazio, te l’ho già detto che ci vorrebbero più uomini come te 🙂
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🙂
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il brano delinea bene un ambiente di lavoro oppressivo in cui la battuta, lo sguardo, lo sfioro non sono usati come modi per migliorare il clima tra colleghi ma come piccole clave contro chi è ritenuto più debole.
ml
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No, contro le donne. Non credo che un collega debole ma maschio avrebbe subito questo bombardamento.
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Sì, era sottinteso che con “chi è ritenuto più debole” io intendessi le donne, visto che è di loro che si sta parlando.
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Sì, e comunque lo sfioro, lo sguardo e la battuta non sono mai modi per migliorare il clima di lavoro, anzi
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ambiente di lavoro pesante per una donna, o per chiunque – come da alcuni accenni si percepisce? io sono sempre dell’idea che certi atteggiamenti nascano in ambienti favorevoli. cosa faccia di un ambiente un ambiente favorevole al maleducato, all’arrogante, allo spocchioso è sempre difficile da misurare a priori, ma uno – appena entra in un ambiente così – se ne accorge immediatamente. E’ un niente. Che però pesa. Mi dispiace per la tua esperienza, Meteora. Se fossi in te, e ne avessi la possibilità, cambierei lavoro. Non vedo alternative. Lasciali a cuocersi tra di loro. Se non ne avessi la possibilità, provaci lo stesso, datti una possibilità. Aiuta a considerare le cose con sufficienza, dove l’animo guerresco non basta.
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Ciao, hai ragione ambiente pesante e piuttosto favorevole alla nascita di questi atteggiamenti dovuti alla maleducazione, superficialità e ignoranza profonde e radicate a tutti i livelli.Un niente che pesa perchè in ufficio ci passi giornate intere e chiunque anche le donne lavorano per necessità non per piacere nella maggioranza dei casi e ci si ritrova anche a dovere fare i conti con queste seccature.
Penso che sia una situazione piuttosto frequente.
Poi ho cambiato lavoro ma ci ho messo parecchio tempo…non è facile trovare altro.
Grazie per essere passato.
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