Oggi parte su questo blog un nuovo progetto, legato al movimento Me too, che ci accompagnerà per diverse settimane e che, ogni lunedì, vedrà la pubblicazione dei racconti – testimonianze di vita vissuta – scritti da donne che hanno subito molestie.

Si tratta di blogger, amiche, amiche di amiche… che ho invitato a uscire dal silenzio per raccontare le loro esperienze in un mondo dove, purtroppo, ancora molti uomini si permettono di cedere ai propri desideri senza tener conto di quelli della donna che li ha suscitati.

AriannaFarricellaArianna Farricella (1991), giovane fumettista di grande talento, ha accettato di illustrare queste storie, perciò ogni racconto sarà accompagnato da un disegno creato appositamente da lei, che voglio ringraziare per la disponibilità e la sensibilità con la quale ha tradotto le parole in immagini.

Il Me Too movement esiste già dal 2006. Lo ha fondato negli Stati Uniti Tarana Burke per aiutare donne sopravvissute alla violenza sessuale e con lo scopo di aumentare la consapevolezza della pervasività degli abusi sessuali nella società. Poi, a partire dal 2017, l’hashtag #MeToo si è diffuso in tutto il mondo in seguito alle accuse di molestie a Harvey Weinstein.

“Se tutte le donne molestate sessualmente o violentate scrivessero ‘Me too’ come status, potremmo dare alle persone un senso della vastità del problema.” (Alyssa Milano)

Con queste parole, nell’ottobre 2017, l’attrice Alyssa Milano – una delle Streghe della famosa serie – ha incoraggiato le donne di tutto il mondo a usare l’hashtag #MeToo su Twitter e sugli altri social e moltissime hanno raccolto il suo invito.

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Alyssa Milano e Tarana Burke

La rivista Time ha nominato persona dell’anno 2017 “The Silence Breakers”, vale a dire coloro che hanno rotto il silenzio, le voci che hanno lanciato un movimento, le donne di tutto il mondo che hanno condiviso le loro esperienze di violenza sessuale e molestie, incluse quelle che lo hanno fatto come parte del movimento MeToo.

“Le molestie sessuali fanno vergognare, e penso che sia davvero importante che stia accadendo questo spostamento: che le donne non solo siano in grado di condividere la loro vergogna, ma anche di trasferire la vergogna su colui al quale appartiene veramente, cioè l’autore della molestia.” (Tarana Burke)

Tarana Burke spiega così l’importanza di prendere la parola e cominciare a raccontare la propria vergogna, perché così facendo la mettiamo al posto giusto, compiamo un atto di amore verso noi stesse e testimoniamo quanto diffuso sia il comportamento di certi uomini, quanto dannoso sia per tutte le donne, quanto possa essere doloroso per molte.

“Alla fine a farmi decidere di scrivere la mia testimonianza è stato il sentimento di riconoscenza verso quante, in tempi e forme diversi, mi hanno donato le loro storie, aiutandomi a leggere la mia.” (Assia Petricelli)

Assia Petricelli, autrice della graphic novel Cattive ragazze, ci offre con queste parole un’ulteriore motivazione per spronarci a non tenere nascoste nel silenzio le nostre esperienze.

“È fondamentale per me che mettiamo veramente in atto alcune azioni per continuare questo slancio”. (Alyssa Milano)

È ancora Alyssa Milano a parlare, e io sono d’accordo con lei. Ecco perché, a distanza di un anno da quell’ottobre del 2017, quando l’attrice americana Ashley Judd per prima denunciò pubblicamente le molestie subite da Weinstein, dando anche a tutte noi il coraggio di parlare, anch’io voglio mettere in atto un’azione che serva a mantenere viva la fiamma che illumina la speranza di tutte noi: che un mondo dove le donne possano sentirsi veramente sicure e libere sia possibile.

E allora ringrazio tutte quelle che hanno partecipato donandomi le loro storie, ma ringrazio anche quelle che non hanno voluto scrivere perché ancora troppo oppresse dal ricordo delle violenze subite. Quelle che hanno sofferto e anche quelle che hanno solo sentito fastidio, perché comunque si manifesti, in modo forte, subdolo o persino spiritoso, un abuso è sempre da condannare.


Progetto Me too