Quello con la giacca catarifrangente è sempre il primo, e sempre appoggia al muro spalle e piede destro che ormai ci dev’essere tatuata la sua suola sull’intonaco. Poi c’è il tizio con lo zaino che gli ciondola sempre dalla mano che forse ha problemi all’articolazione scapolo-omerale per non portarselo mai in spalla quello zaino, oppure pensa che faccia troppo adolescente. Segue il prepensionato che non ha problemi d’età e veste sempre una giacca di jeans che a seconda delle stagioni cambia per l’imbottitura interna. Poi le due donne, dette le veline perché una bruna e l’altra bionda, solidali in mestizia, che confabulano senza mai sorridere e il capannello dei tre grassi che ogni anno si ridistribuiscono un peso complessivo invariato, in un’alternanza di dimagrimento e appesantimento che forse è un gioco di scommesse tra di loro. In solitaria chiudono i due africani che stazionano in coda, addossati anche loro al muro e non si parlano, come a dire che l’Africa è grande e mica si devono conoscere per forza. Altri poi stanno alla rinfusa sul marciapiede. Lungo il muro perimetrale della fabbrica, ingresso lato nord, gli operai aspettano di entrare per il turno delle 7.30.
Mario, che sempre un barista emiliano si chiama Mario, pure se all’anagrafe fa Antonio, li guarda mentre serve il caffè da dietro al bancone del prefabbricato verde che da dieci anni, nel parcheggio a fronte, porta l’insegna “Bar Liga”. Inutile spiegare che l’omaggio, nelle intenzioni del gestore, era a quel Ligabue Antonio, pazzo pittore e suo concittadino di cui porta il nome. Gli avventori sin dal primo giorno lo avevano chiamato Mario, come quello cantato dal Ligabue Luciano e lui si era adattato attaccando alle pareti manifesti e gadget rocchettari sostituendo le stampe di tigri e ghepardi e la colonna sonora del bar. E per esigenze di copione, il barista Mario-Antonio si era improvvisato esperto di musica, persino musicista e vantava un orecchio assoluto che nemmeno lontanamente possedeva.
Mario passa in rassegna la solita fila di operai addossati al muro con Bruno, la guardia notturna appena smontata dal lavoro che sorseggia, come sempre, il suo caffè amaro che non gli impedisce mai di dormire fino al tardo pomeriggio. Commentano la giacca catarifrangente, lo zaino ciondolante, la giacca di jeans del pensionato, le veline tristi (soprattutto le veline tristi), la distribuzione del peso dei tre grassi e l’isolamento dei due africani. Il suono della sirena della fabbrica accende di nuovo l’antica sfida tra i due e Bruno mette alla prova il millantato orecchio assoluto di Mario chiedendogli d’indovinare la nota della sirena. “Indubbiamente un SI”, inventa sicuro il Mario, che tanto l’altro non ha nessun modo di contraddirlo e finisce ad annuire ammirando questa straordinaria dote del barista che già in passato aveva indovinato le note del fischio del vapore della macchina del caffè, del rombo del motore della moto della stradale e pure del cigolio della porta d’ingresso. Poi un boato, i vetri rotti, il fumo, il fuggi-fuggi, le sirene, le ambulanze, la polizia, i pompieri, i curiosi, il mal di testa, le bottiglie d’acqua, il pianto, l’incredulità, le telefonate, le ipotesi, vasche di contenimento, gas, valvole rotte, incuria, insicurezza, mancati controlli, responsabilità, il silenzio, i feriti, i morti, la chiusura.
Quello con la giacca catarifrangente è sempre il primo, appoggiato spalla e piede al muro. Altri sono alla rinfusa sul marciapiede, ma nessuno zaino ciondola, le veline si sono spaiate e la solitudine dell’africano ora reale. Tre morti e Mario non sa proprio dire che nota sia quella di un boato.

“7 Note” : testi di Katia Mazzoni
Fotografie di Filippo Maria Fabbri
Progetto I magnifici 7
L’ha ribloggato su Pendolantee ha commentato:
Siamo arrivati all’ultima delle mie 7 Note. Un grazie di cuore a Tratto per l’ospitalità e a Filippo M. Fabbri per le foto…. quasi quasi continuo con i diesis
"Mi piace"Piace a 2 people
È stato un piacere averti sulle mie pagine. Spero che prima o poi si trovi di nuovo un altro modo di collaborare insieme. È stato bello 🙂
"Mi piace""Mi piace"
Grazie Tratto. Anche per me. Troveremo un’altra occasione, nel caso c’è la inventiamo 😉
"Mi piace"Piace a 1 persona
Triste quanto reale finale il finale in si.
"Mi piace""Mi piace"
Molto reale purtroppo. Grazie Rodix
"Mi piace""Mi piace"
Perché in fondo, a noi, i finali “e tutti vissero felice e contenti” come le favole e le commedie americane non solo sembrano finti, ma li schifiamo pure un pochino. Così è la vita, direbbe il compagno Kurt.
(p.s. e dacci oggi la nostra associazione di idee quotidiana: “La bomba non ha una natura gentile, ma spinta da imparzialità sconvolge l’improbabile intimità […]”)
"Mi piace""Mi piace"
In certi casi mi piacerebbe proprio il lieto fine
"Mi piace""Mi piace"
m’intenerisce Mario, forse più di queste morti assurde, Mario che per adattarsi al mondo rinuncia a un Liga superiore per un altro più domestico.
ml
"Mi piace""Mi piace"
Quante persone nel mondo del lavoro, o in contesti sociali diversi, nascondono sé stessi per adattarsi, farsi accettare, rendersi simile a. Intenerisce sì…
"Mi piace""Mi piace"
Sono state note davvero di stile. Gran finale 🙂
"Mi piace"Piace a 1 persona
Grazie, sono felice ti siano piaciute 🙂
"Mi piace""Mi piace"
con ogni nota ci hai rivelato spaccati di vita reale, con le tristezze e le allegrie che si alternano, con le speranze e le amarezze che condiscono ogni vita. è stato bello leggerti!
"Mi piace""Mi piace"
sono felice di essere riuscita a trasmetterti tutto questo. Grazie. È stato bello essere letta e commentata
"Mi piace"Piace a 1 persona