I pescatori francesi di un paesino della Loira Atlantica trovano il cadavere di una donna annegata. Ha “l’abito a fiori, l’espressione serena, il corpo ben conservato”. Siamo nel 2004 e il commissario Fouquet si occupa del caso: omicidio o suidicio? Proprio poco tempo prima il commissario aveva letto un articolo che l’aveva colpito molto sui morti annegati nell’Argentina degli anni Settanta e, guarda caso, la donna annegata, tale Marie Le Boullec, aveva origini argentine.
Parte da qui un’indagine che cerca di ripercorrere gli ultimi giorni della vittima, di capire che donna fosse, di scoprire perché sia morta “asfissiata per immersione”. Ah, dimenticavo, la donna è annegata dopo essere caduta da una notevole altezza, avendo infatti fratture alle gambe e anche al gomito per l’impatto del corpo sull’acqua.
Il commissario non può fare tutto da solo, perciò, nella speranza di ottenere un aiuto, mette la pulce nell’orecchio di una giovane giornalista, Muriel Le Bris, famosa per non aver paura di ficcare il naso dove non dovrebbe, comportamento imprudente che le è costato anche un trasferimento d’imperio dalla sede centrale del giornale per cui lavora, alla sede distaccata di quel paesino sulla costa atlantica. Le parla dell’articolo che ha letto sui voli della morte in Argentina e la ragazza non ci mette niente a fare due più due.
È così che la giovane giornalista si trova faccia a faccia con la violenta storia dell’Argentina dei desaparecidos e della famigerata Escuela Superior de Mecánica de la Armada, l’ESMA, diventata, durante la dittatura di Videla, il peggior centro di detenzione e tortura dei dissidenti politici, che per lo più erano ragazzi e ragazze intorno ai vent’anni. Qualcuno, scampato alla repressione, si era rifugiato in esilio in Francia. Era forse una di loro la donna annegata?
A prima vista non sembrerebbe: lavorava come medico ed era molto stimata da colleghi e pazienti; era sposata con un ricco uomo francese appassionato di fotografia; conduceva una vita ritirata e tranquilla. Ma una vicina di casa, amica della vittima, avendo raccolto qualche sua confidenza ed essendo in possesso di alcune sue mail personali, parla volentieri con la giornalista rivelando aspetti inquietanti di quella vita dall’apparenza rispettabile.
Non vado oltre, questi sono i preamboli di una trama che, in modo avvincente, si dipana tra passato e presente. Ma non vi rovinerò la lettura se vi dico che la vittima è stata torturata proprio all’ESMA e che per salvare il suo bambino di tre anni, catturato insieme a lei e detenuto in quel luogo da incubo, accetta di collaborare con i militari. Queste sono informazioni che si trovano nelle prime pagine del libro. Ma è molto altro quello che inoltrandovi nel romanzo incontrerete, è la Storia vista dal di dentro, raccontata dai suoi protagonisti, è un momento della vita politica dell’Argentina che ancora oggi mostra cicatrici e ferite non rimarginate.
Elsa Osorio, nata a Buenos Aires nel 1952, scrittrice argentina che partecipa attivamente ai movimenti di difesa dei diritti umani nel suo paese, ha già dedicato un romanzo a quel periodo della storia argentina: I vent’anni di Luz, del 1998, grande successo internazionale tradotto in quindici lingue, dove il dramma della dittatura è raccontato dal punto di vista di una bambina che venne tolta alla vera madre, una studentessa comunista che l’aveva data alla luce in un campo di prigionia, e cresciuta nella famiglia di uno degli ufficiali responsabili della repressione.
La Osorio torna oggi con Doppio fondo, pubblicato nel 2017 prima in Italia che nella sua lingua originale, a narrare di quei terribili fatti scegliendo la forma dell’indagine, del disvelamento strato dopo strato di una verità che ci vuole sfuggire, che si nasconde in un doppio fondo che non riusciamo a vedere ma che è nostro dovere arrivare a conoscere. E per noi italiani c’è un emozione aggiuntiva, leggendo troviamo più volte la nostra P2 guidata da Licio Gelli, protagonista nel contribuire a proteggere e rafforzare quella dittatura, se già non sapete in che modo, nel libro lo scoprirete.
Elsa Osorio – Doppio fondo, Guanda, 2017

che bella recensione! accattivante, invitante senza rovinare la lettura. Sicuramente entra nella mia lista; l’Argentina e il suo passato mi interessano molto. Grazie della segnalazione, perché non lo avevo notato. Buona settimana
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Se poi lo leggerai fammi sapere se ti sarà piaciuto 🙂
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sicuro!
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ottima recensione, devo dire che quel periodo davvero andrebbe ancora raccontato
grazie per la segnalazione
un saluto
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Grazie Ernest, e benvenuto 🙂
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Ho letto molto sui voli della morte, una pagina terribile della storia dell’Argentina e dell’Umanità intera. Mi incuriosisce la data d’inizio della vicenda, 2004. C’è un’anacronismo che solo a lettura del libro può spiegare evidentemente.
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Immagina una ragazza di poco più di vent’anni a metà degli Anni 70, quindi una donna di poco più di cinquant’anni nel 2004. Non ti racconto niente perché è bello il disvelamento progressivo di questa vicenda.
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No no, non mi anticipare nulla.
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la prima volta che sentii parlare di P2 e argentina fu leggendo un testo di deaglio, se non ricordo male. se non ricordo male, avevamo già parlato anche della osorio proprio relativamente ai vent’anni di luz. curiosa la pubblicazione prima in italiano che in spagnolo (sarà un caso, ma pensando all’argentina mi vien da dire che siamo in buona compagnia a non aver fatto ancora i conti con il passato)
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Io ho letto, tantissimi anni fa, “Il volo” di Horacio Verbitsky, un libro dove il giornalista intervista Adolfo Scilingo, ufficiale della marina militare argentina, il quale testimonia i crimini della dittatura e confessa di aver partecipato ai “voli della morte”. Però non ricordo se anche lì si parlava di P2. E di certo i conti con il nostro passato da queste parti non li abbiamo ancora fatti…
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associazione di idee: ma tu te la ricordi la pubblicità della, chi era?, la denim? quella marca di jeans che aveva messo i voli della morte sui cartelloni pubblicitari? quelli sì che i conti li hanno fatti (sic)
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diesel, ecco chi era
http://www.vita.it/it/article/1998/09/11/la-falsa-partenza-di-diesel/21569/
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Nooooo, non lo sapevo.
Il nostro laborioso nordest non ha tempo da perdere in libri o ricordi, altrimenti la produzione…
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Prendo nota grazie.
Mi viene in mente un film molto duro è importante: Garage Olimpo.
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L’ho visto anch’io quel film, bello e terribile.
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