Ottobre era il mese più dolce
I baci e le carezze sotto l’albero di limone
L’uva era la nostra refurtiva preferita
La vendemmia una sacrosanta tradizione di famiglia.

Ottobre era il mese migliore
Per scorgere i tramonti che infuocavano l’orizzonte
Trafelate ci alzavamo e con disinvoltura
Rientravamo in scena con le gote rosse ed una buona scusa.

Quel crocevia, un’imminente decisione da prendere
Piuttosto che il limbo avrei scelto l’inferno

Fosse stato il prezzo della libertà
Il paradiso poteva anche attendere
Fosse stato il prezzo della libertà
Lasciare tutto e accontentarsi di niente
Già bastava il fatto in sé di esistere
Riaprire gli occhi e lasciarsi sorprendere

Ottobre infinito candore
La nostra adolescenza appesa ai moti altalenanti del cuore
La fuga diventava unica e sola via d’uscita
Un tuffo al buio necessario negli abissi di una nuova vita

Quel crocevia, un’imminente decisione da prendere
Piuttosto che il limbo avrei scelto l’inferno

Fosse stato il prezzo della libertà
Il paradiso poteva anche attendere
Fosse stato il prezzo della libertà
Lasciare tutto e accontentarsi di niente
Dare voce a una nascente identità
Il paradiso poteva anche attendere

Attendere

Il paradiso poteva anche attendere
Fosse stato il prezzo della libertà
Lasciare tutto e accontentarsi di niente
Dare voce a una nascente identità
Quel paradiso poteva anche attendere
Dovevamo ancora cominciare a vivere

Questa canzone è tratta dall’ultimo album di Carmen Consoli, pubblicato nel 2015 e intitolato L’abitudine di tornare. Ecco cosa dice l’autrice di questo testo: «Ottobre è una traccia che parla di omosessualità in prima persona e questa cosa probabilmente è molto rock, perché non parla di omosessualità come problema, ma è addirittura il pretesto per poter parlare di un’altra cosa, cioè il coraggio di scegliere, questo bivio che si presenta sempre: o la convenzione, e quindi adeguarsi, appiattirsi a ciò che gli altri si aspettano da te, oppure scegliere, lasciare il certo per l’incerto.»

La nostra cantantessa siciliana, nata nel 1974 con una voce “fumosa e bassa, divertita o graffiante di rabbia” come ha scritto il New York Times, è stata ribattezzata così da un fonico sudafricano che col suo italiano impreciso la presentò all’inizio di un concerto dicendo appunto: “Silenzio, c’è la cantantessa”. Erano gli anni ’90 e da allora Carmen Consoli non ha più rinunciato a quel nomignolo. «Era il periodo in cui dalle donne cantanti ci si aspettava il bel canto, le corde vocali lasciate sul palco. La cantantessa mi allontanava da quei virtuosismi di moda e mi toglieva quella responsabilità di dover cantar bene a tutti i costi».

Dal suo primo album, pubblicato nel 1996, sono tanti i premi che hanno punteggiato il percorso di Carmen Consoli, riconoscimenti nazionali e internazionali che l’hanno resa una delle più originali esponenti della canzone italiana di oggi:
Targa Tenco,  Premio Grinzane Cavour, MTV Europe Music Awards, Nastro d’argento, David di Donatello, Premio Amnesty Italia… Dal 2006 è Goodwill Ambassador dell’Unicef e dal 2012 è Cavaliere dell’ordine al merito della Repubblica Italiana.

Nel luglio 2013 è nato suo figlio Carlo Giuseppe, il secondo nome è in memoria dell’amatissimo padre: «Era esageratamente femminista, votava sempre le donne mentre molte donne della famiglia votavano ‘lu masculo’ perché ci dava sicurezza. E c’è un aforisma che mi piace molto: c’è un posto all’inferno per le donne che ostacolano le donne e ‘sto posto è ormai in overbooking».

Difende la sua scelta di avere avuto un figlio tramite inseminazione artificiale e, a questa affermazione di Dolce e Gabbana: “Niente figli della chimica, la vita ha un percorso naturale, ci sono cose non vanno modificate”, lei risponde così: «Dolce e Gabbana sono troppo intelligenti e moderni per dire quello che hanno detto. La chimica è anche il progesterone delle mamme, il latte artificiale o la cotoletta di soia. Anche tra gli esseri umani c’è chimica.»

Con le sue canzoni Carmen Consoli affronta anche temi come l’immigrazione, la crisi economica, il femminicidio. In questa seconda canzone che vi propongo, sempre dal suo ultimo album, l’argomento è proprio il femminicidio, trattato con quell’ironia di cui spesso sono permeati i suoi testi. Nel video Carmen Consoli canta insieme a Gianna Nannini, Nada, Elisa, Emma Marrone e Irene Grandi, nell’ambito di un progetto contro la violenza sulle donne per sostenere il Telefono Rosa e far conoscere il numero nazionale anti violenza 1522.
Qualcuna di voi riconoscerà nel testo il richiamo a una vecchia filastrocca che si usava a scuola per fare la conta, qui nella versione catanese che Carmen Consoli cantava da bambina: “Amblin blè tamarè tamaretta, con un fiore d’amore, d’amore. Signorina ha per caso visto mio marito? Di che colore era il suo vestito? Quante lettere aveva in tasca?…” il numero che veniva scelto faceva partire la conta finale.

La signora del quinto piano

La signora del quinto piano ha un pitone in salotto, un guardiano fidato
Il suo ex è ogni sera davanti al portone con un martello in mano
Non v’è ragione alcuna di aver paura, di aver paura
Questa la conclusione dei funzionari della questura

La signora del quinto piano approfitta del caos metropolitano
Esce sempre al mattino e con passo spedito si reca a lavoro
Signorina ha per caso visto mio marito?
Di che che colore era il suo vestito?
Quante lettere aveva in tasca?
Uno due tre…

La signora del quinto piano aveva un pitone antistupro ammaestrato
Un bel giorno il bestione fuggì dal suo covo blindato e arrivò al pian terreno
Non ebbe neanche il tempo di battere i denti per la paura
Pepito il chihuahua iperteso poco amichevole della portiera
Dopo tre settimane dall’avvenuta cattura del rettile in fuga
Si evidenziò la scomparsa misteriosa della padrona

Signorina mica ha visto l’uomo col martello?
Di che colore era il suo vestito?
Quante lettere aveva in tasca?
Uno, due, tre…
Signorina mica ha visto un uomo col martello?
Di che colore era il suo vestito?
Quanto tempo restava in zona?
Le ha rivolto mai la parola?

La signora del quinto piano fu ritrovata murata nel bagno
Quella lettera di un anno prima, la prova schiacciante lasciata in questura,
Descriveva con precisione il rituale di sepoltura
Ma non vi era alcuna ragione di avere paura, di avere paura

Signorina mica ha visto l’uomo col martello?
Di che colore era il suo vestito?
Quante lettere aveva in tasca?
Uno, due, tre…
Signorina mica ha visto un uomo col martello?
Di che colore era il suo vestito?
Quante lettere aveva in tasca?
Uno, due, tre… bum

[parlato]
L’uomo col martello è stato avvistato in un bar del centro di Buenos Aires.
Il pitone, pochi mesi dopo la sua cattura, è stato riportato a vivere nel suo habitat naturale in Thailandia.
La portinaia ha deciso di adottare Tino, il mastino, un cane affettuoso e amorevole.
Al quinto piano vive Matilde, una donna scorbutica, allergica a gatti e parenti.
Ah dimenticavo, i funzionari della questura continuano a dire che non vi è alcuna ragione di avere paura.