Come raccontare per immagini 111 giorni di prigionia di un volontario di Medici senza frontiere, sequestrato e tenuto in ostaggio in attesa del denaro chiesto in riscatto?

Christophe André si occupava di tenere la contabilità della ONG nella quale lavorava. Era la prima volta che si trovava in un campo umanitario ed è stato rapito dalla sua stanza nella notte del primo luglio 1997.

Guy Delisle, che in questa graphic novel abbandona i suoi reportage autobiografici, ha ascoltato direttamente il protagonista di questa terribile esperienza e tratto dalle sue parole l’ispirazione per descriverla.

Non è un’impresa da poco raccontare il tempo che, nell’impazienza dell’ostaggio, non passa mai senza usare parole, o selezionandone pochissime, a corredo di un’immagine.
Ancor più difficile rendere graficamente il corso degli eventi quando ciò che accade è un susseguirsi di tazze di brodo portate a un recluso, ammanettato a un termosifone, dentro una stanza senza mobilio.

Eppure Delisle riesce a riempire 432 pagine senza che il lettore si annoi o perda la presa sulla tensione della situazione. Quanto lentamente scorre il tempo per il prigioniero, tanto velocemente si legge questo libro, tutto d’un fiato sul filo della suspance che ci porta fino all’ultima pagina.

Guy Delisle ci mostra la drammatica monotonia del sequestro scegliendo pochissimi colori: oltre al bianco e al nero sono presenti solamente sfumature di grigio-azzurro in due registri cromatici, più chiari per il giorno, più scuri per la notte. D’altronde per il prigioniero la scansione temporale è ridotta solo a questo.

Fuggire_Delisle_1

Il giornalista Francesco Chiamulera ha incontrato Guy Delisle per Il Fatto Quotidiano, ecco alcuni brani dell’intervista:
«Domanda: Disegnare quasi solo spazi chiusi e tenebre dev’essere stata una bella sfida.
Risposta: Sapevo, quando cominciai il fumetto, che tutto il contorno sarebbe stato molto semplice, quasi minimalista. Il racconto di André è lineare, dunque lo stile doveva essere nudo, asciutto, più realistico del solito perché non era un striscia umoristica. All’inizio volevo fare tutto in bianco e nero, poi André mi aveva detto che vedeva tutto in grigio scuro.
Domanda: Come si disegna il tempo che scorre?
Risposta: Essere presi in ostaggio è anche peggio che essere incarcerati, non si sa quando tutto finirà. All’inizio André pensava: resterò qui per un fine settimana. Poi: una settimana. Poi due. E intanto il tempo passa e nella tua mente, mi ha detto, devi porti dei confini altrimenti vai fuori di testa. Volevo che il lettore ne avesse esperienza quasi fisica, girando una pagina dopo l’altra. L’unico modo che avevo per mettere il lettore in questa condizione era di farlo restare lì con l’ostaggio. Di non farlo uscire dalla stanza. Avrei potuto interrompere la narrazione, metterci un “intanto a Parigi…” ma avrei perso l’effetto realistico.»

Con questa nuova opera, uscita in Italia nell’aprile scorso (in Francia nel 2016), ritroviamo il Delisle che tanto ci piace, quello che riesce ad appoggiare il suo sguardo ironicamente lieve su diverse sfumature di varia umanità.

Guy DelisleFuggire, Rizzoli Lizard 2017 (prima pubblicazione 2016)