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Metti Daniel Pennac, famoso scrittore francese, padre del ciclo di Malaussène e di tanti altri bellissimi libri. Metti poi Florence Cestac, fumettista francese amica sua. Metti che Pennac ha un ricordo d’infanzia, di due che si amavano ma proprio tanto e nonostante tutto: un amore esemplare. Metti che la fumettista ci fa una graphic novel, in Italia non ancora tradotta. Metti che poi Clara Bauer, regista teatrale argentina, dice ma perché non la portiamo anche a teatro. Ed ecco che, se vuoi, puoi andare a vedere lo spettacolo che sta girando in questi giorni anche in Italia.

Io l’ho visto e penso che finalmente, come non mi succedeva da un po’, ho incontrato il vero teatro. Quello che ti racconta delle storie; quello che non si vergogna di usare tutti i linguaggi possibili, addirittura anche quelli più semplici, il fumetto magari; quello che ti emoziona, nel bene o nel male. In questo caso nel bene, molto bene. Tutto il bene che si sono voluti i due protagonisti, Jean e Germaine, e tutto il bene che gli ha voluto Daniel Pennac.

La storia è vera. Da bambino Pennac trascorreva le sue estati dalla nonna nel sud della Francia, in campagna, vicino a un paesino molto piccolo dove l’attrazione principale erano quei due strani personaggi, marito e moglie, tanto tanto brutti ma stranamente molto innamorati. Lui spilungone, con un’andatura da papera e un naso a punta che neanche un quarto di formaggio Brie… lei piccolina e tutto tranne che carina. E la cosa più assurda, o forse la cosa più bella, è che lui era il rampollo della nobile e ricchissima famiglia Bozignac, mentre lei solo una sartina. Jean la sposa di nascosto e il padre lo disereda, gli permette di portar via con sé solamente quegli inutili libri che gli hanno istupidito il cervello. Ma quei libri erano tutte prime edizioni o stampe rare, così Jean, vendendoli un po’ per volta, potrà vivere senza lavorare. Uno in particolare gli procurerà anche la piccola casa nella quale abitare con la sua Germaine.

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“Amavo anche ascoltarli mentre si leggevano i libri ad alta voce” – C’è l’amore Bardamu! – Arthur, l’amore è l’infinito abbassato al livello dei barboncini, e ho la mia dignità, io! gli risposi. (Il brano è tratto da Viaggio al termine della notte, Celine)

Pennac si appassiona a questo amore fin da bambino e pur di entrare in casa loro si inventa di tutto e fa domande da bambino: come mai non lavorate? perché l’amore dev’essere improduttivo. Come mai non avete figli? perché l’amore non ha bisogno di intermediari. E continua ad andarli a trovare fin oltre i suoi vent’anni, fino a quando Jean risponde: sì, va tutto bene e tutto bene andrà ancora per i prossimi sei mesi, poi basta. E Germaine risponde: e io una settimana più di lui.

Il palcoscenico è spoglio di orpelli, solo un tavolo al quale siede Florence Cestac che disegna in diretta le immagini evocate dal racconto di Pennac, il quale sta seduto un poco più in là con un libro in mano, vicino a un baule pieno di libri. In mezzo c’è Ludovica Tinghi, che funge un po’ da traduttrice, visto che Pennac confessa di non aver ancora imparato l’italiano, un po’ da attrice insieme a Massimiliano Barbini.

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Niente orpelli neanche nella narrazione, basta la voce di Pennac, bastano i disegni di Florence Cestac e la musica di Alice Pennacchioni (figlia di Daniel), perfettamente intonata con tutto il resto. E tu, spettatore, ascolti e ti immedesimi in quel bambino curioso e attento, in quella strana storia d’amore che sembra finta e invece è vera. Poi esci e ti accorgi che stai provando una sensazione di piacere: quella che nasce quando l’intelligenza incontra l’umanità.

Ecco un video in cui potrete vedere alcuni momenti dello spettacolo e ascoltare le parole dei protagonisti.

Un amore esemplare. Gioco teatrale fra racconto e fumetto – regia di Clara Bauer, testo e illustrazioni di Daniel Pennac e Florence Cestac, 2016