tina_cacucciPino Cacucci, scrittore italiano del 1955, ha studiato al DAMS di Bologna nel bel mezzo degli anni ’70, quando la città era in pieno fermento culturale e politico e il dipartimento di arte, musica e spettacolo una fucina di idee. C’erano insegnanti come Umberto Eco e Gianni Celati… studenti come Andrea Pazienza, Pier Vittorio Tondelli, Enrico Palandri…

Cacucci si appassiona alla storia dell’America latina e vive per lunghi periodi in Messico diventando amico dello scrittore Paco Ignacio Taibo II di cui è anche traduttore. All’incrocio tra Messico, Paco Ignacio Taibo II e Italia, Cacucci trova una famosa italiana vissuta nella capitale messicana negli anni venti del secolo scorso: la fotografa Tina Modotti.

Sulla figura di Tina Modotti ho già scritto qui, nella recensione alla bella graphic novel che lo spagnolo Ángel de la Calle – anche lui amico di Paco Ignacio Taibo II – ha dedicato a questa donna bellissima e misteriosa. Nata a Udine nel 1896, la Modotti morirà a soli 45 anni a Città del Messico in circostanze mai chiarite del tutto. Durante la sua vita fu operaia di filanda, attrice hollywoodiana nell’epoca del muto, vedova del pittore “Robo” Roubaix de l’Abrie Richey, modella per il fotografo Edward Weston e il pittore Diego Rivera, amica di Frida Kahlo, fotografa, attivista politica nel partito comunista, volontaria durante guerra di Spagna con il ‘Soccorso rosso internazionale’ per portare aiuto ai feriti, fedelissima all’ortodossia del governo di Stalin.

Il libro di Pino Cacucci, una narrazione a metà tra il romanzo e il saggio, ci racconta la vita di questa donna che, nonostante la prematura scomparsa, ha toccato tutti i punti cardinali del secolo breve. È una lettura interessante, che approfondisce non solo le vicende della protagonista ma sviluppa lo sfondo storico nel quale la Modotti si muoveva, cercando di risolvere i vari misteri che ancora rimangono sulla sua figura: l’abbandono della fotografia; la morte del suo giovane amante e fondatore del partito comunista cubano Julio Antonio Mella; la lunga relazione con Vittorio Vidali, legato ai servizi segreti sovietici di Stalin; la morte improvvisa dopo una serata trascorsa tra amici a Città del Messico.
Misteri ancora irrisolti in realtà.

Pino CacucciTina, Feltrinelli 2005  (prima pubblicazione 1991)

tina_modotti_tomba

Vi lascio con la poesia che Pablo Neruda scrisse in morte di Tina Modotti. I primi versi sono scolpiti sulla sua tomba, che si trova al Pantheon de Dolores di Città del Messico.

TINA MODOTTI È MORTA

Tina Modotti, sorella, tu non dormi, no, non dormi:
forse il tuo cuore sente crescere la rosa
di ieri, l’ultima rosa di ieri, la nuova rosa.
Riposa dolcemente, sorella.

La nuova rosa è tua, la nuova terra è tua:
ti sei messa una nuova veste di semente profonda
e il tuo soave silenzio si colma di radici.
Non dormirai invano, sorella.

Puro è il tuo dolce nome, pura la tua fragile vita:
di ape, ombra, fuoco, neve, silenzio, spuma,
d’acciaio, linea, polline, si è fatta la tua ferrea,
la tua delicata struttura.

Lo sciacallo sul gioiello del tuo corpo addormentato
ancora protende la penna e l’anima insanguinata
come se tu potessi, sorella, risollevarti
e sorridere sopra il fango.

Nella mia patria ti porto perché non ti tocchino,
nella mia patria di neve perché alla tua purezza
non arrivi l’assassino, né lo sciacallo, né il venduto:
laggiù starai tranquilla.

Non odi un passo, un passo pieno di passi, qualcosa
di grande dalla steppa, dal Don, dalle terre del freddo?
Non odi un passo fermo di soldato nella neve?
Sorella, sono i tuoi passi.

Verranno un giorno sulla tua piccola tomba
prima che le rose di ieri si disperdano,
verranno a vedere quelli d’una volta, domani,
là dove sta bruciando il tuo silenzio.

Un mondo marcia verso il luogo dove tu andavi, sorella.
Avanzano ogni giorno i canti della tua bocca
nella bocca del popolo glorioso che tu amavi.
Valoroso era il tuo cuore.

Nelle vecchie cucine della tua patria, nelle strade
polverose, qualcosa si mormora e passa,
qualcosa torna alla fiamma del tuo adorato popolo,
qualcosa si desta e canta.

Sono i tuoi, sorella: quelli che oggi pronunciano il tuo nome,
quelli che da tutte le parti, dall’acqua, dalla terra,
col tuo nome altri nomi tacciamo e diciamo.
Perché non muore il fuoco.

(Pablo Neruda , 5 gennaio 1942)

TINA MODOTTI HA MUERTO

Tina Modotti, hermana, no duermes, no, no duermes:
tal vez tu corazón oye crecer la rosa
de ayer, la última rosa de ayer, la nueva rosa.
Descansa dulcemente, hermana.

La nueva rosa es tuya, la tierra es tuya:
te has puesto un nuevo traje de semilla profunda
y tu suave silencio se llena de raíces.
No dormirás en vano, hermana.

Puro es tu dulce nombre, pura es tu frágil vida:
De abeja, sombra, fuego, nieve, silencio, espuma:
De acero, línea, polen, se construyó tu férrea,
tu delgada estructura.

El chacal a la alhaja de tu cuerpo dormido
aún asoma la pluma y el alma ensangrentada
como si tú pudieras, hermana, levantarte,
sonriendo sobre el lodo.

A mi patria te llevo para que no te toquen,
a mi patria de nieve para que a tu pureza
no llegue al asesino, ni el chacal, ni el vendido:
allí estarás tranquila.

¿Oyes un paso, un paso lleno de pasos, algo
grande desde la estepa, desde el Don, desde el frío?
¿Oyes un paso de soldado firme en la nieve?
Hermana, son tus pasos.

Ya pasarán un día por tu pequeña tumba,
antes de que las rosas de ayer se desbaraten,
Ya pasarán a ver los de un día, mañana,
donde está ardiendo tu silencio.

Un mundo marcha al sitio donde tú ibas, hermana,
avanza cada día los cantos de tu boca
en la boca del pueblo glorioso que tú amabas.
Tu corazón era valiente.

En las viejas cocinas de tu patria, en las rutas
polvorientas, algo se dice y pasa,
algo vuelve a la llama de tu dorado pueblo,
algo despierta y canta.

Son los tuyos, hermana: los que hoy te dicen tu nombre,
los que de todas partes, del agua, de la tierra,
con tu nombre otros nombres callamos y decimos,
porque el Fuego no muere.

(Pablo Neruda, México, enero de 1942)