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«La mia definizione di “femminista” è questa: un uomo o una donna che dice sì, esiste un problema con il genere così com’è concepito oggi e dobbiamo risolverlo, dobbiamo fare meglio. Tutti noi, donne e uomini, dobbiamo fare meglio.»
Chimamanda Ngozi Adichie

Vi propongo ancora un altro post su Chimamanda Ngozi Adichie. Perché si tratta di una donna eccezionale, oltre che di una scrittrice incredibilmente dotata. E allora oggi vorrei scrivere qualcosa riguardo il suo intervento alla conferenza TEDx del dicembre 2012 a Londra (Euston) intitolato “Dobbiamo essere tutti femministi”.

Attraverso aneddoti personali, con il suo stile spontaneo e intelligente, la Adichie si inoltra nell’argomento delle disparità di genere. Ci racconta con semplicità come l’ingiustizia verso le donne sia alla base delle disuguaglianze sociali. Riflette sul significato della parola Femminista spostandola, dall’angolo nel quale era stata relegata negli ultimi decenni, al centro della tavola sociale. Comprendendo con molta umanità e sense of humor il disagio e l’imbarazzo che spesso portano le persone a ripudiare questa parola, la quale merita invece di essere riabilitata e alla quale va restituita la sua estrema importanza.
Ecco un brano tratto dal libro riguardante proprio la percezione della parola Femminista:

«Mentre promuovevo il libro in Nigeria, un giornalista — un signore gentile e benintenzionato — mi ha voluto dare un consiglio (come forse saprete, i nigeriani sono sempre pronti a dare consigli non richiesti). Mi ha detto che secondo molte persone il mio era un romanzo femminista, e il suo consiglio — parlava scuotendo la testa con aria triste — era di non definirmi mai femminista, perché le femministe sono donne che non trovano marito e, dunque, infelici. Così ho deciso di definirmi una Femminista Felice. Poi una professoressa universitaria nigeriana mi ha detto che il femminismo non faceva parte della nostra cultura, che il femminismo non era africano e che mi definivo femminista solo perché ero stata influenzata dai libri occidentali (cosa che mi ha fatto sorridere, perché molte delle mie prime letture sono state decisamente poco femministe: credo di aver letto ogni volume della serie di romanzi rosa Mills & Boon pubblicato prima che compissi sedici anni. E, ogni volta che provo a leggere i cosiddetti “classici del femminismo”, mi annoio e faccio fatica a finirli). A ogni modo, dato che il femminismo non era africano, ho deciso di definirmi una Femminista Felice Africana. Poi un caro amico mi ha detto che definirmi femminista voleva dire che odiavo gli uomini. Così ho deciso di definirmi una Femminista Felice Africana Che Non Odia Gli Uomini. A un certo punto ero diventata una Femminista Felice Africana Che Non Odia Gli Uomini e Che Ama Mettere il Rossetto e i Tacchi Alti Per Sé e Non Per Gli Uomini. Naturalmente in questo c’era parecchia ironia, ma la vicenda dimostra che la parola «femminista» si porta dietro un bagaglio negativo notevole: odi gli uomini, odi i reggiseni, odi la cultura africana, pensi che le donne dovrebbero sempre essere ai posti di comando, non ti trucchi, non ti depili, sei perennemente arrabbiata, non hai senso dell’umorismo, non usi il deodorante.»

Come darle torto? Tutte noi abbiamo sperimentato quanto sia imprudente definirsi femministe e notato, con un certo stupore, quante donne piuttosto che definirsi femministe preferirebbero rinunciare al loro intero guardaroba!

«Per me il femminismo è una questione di giustizia. Sono femminista perché voglio vivere in un mondo più giusto. Sono femminista perché voglio vivere in un mondo in cui nessuno dica mai a una donna che cosa può o non può fare, che cosa deve o non deve fare, solo perché è una donna. Voglio vivere in un mondo in cui gli uomini e le donne siano più felici, in cui non siano vincolati dai ruoli di genere. Voglio vivere in un mondo in cui gli uomini e le donne siano davvero alla pari, e per questo sono femminista.»

La Adichie auspica che il femminismo diventi un movimento globale. Al momento questo appello è stato raccolto dalla Svezia dove qualche mese fa, nel dicembre 2015, diverse organizzazioni, quali la Swedish Women’s Lobby e la casa editrice Albert Bonniers, hanno unito le forze per fare avere una copia gratuita di questo libro a tutti i sedicenni del paese, organizzando attività mirate nelle scuole per aprire un dibattito e un confronto sui ruoli di genere già dalle esperienze dei teenagers.

Sulla home di questo post ho pubblicato il manifesto di J. Howard Miller – diventato il simbolo del femminismo – interpretato dalla cantante americana Beyoncé, la quale, sensibile alle tematiche femministe, ha inserito un brano del discorso della Adichie nel suo singolo del 2013 “Flawless“.

Anche Emma Watson, nel discorso sul femminismo che il 21 settembre 2014 ha tenuto alle Nazioni Unite, ha citato la Adichie.

“Chimamanda Ngozi Adichie ha poi ricevuto la sua definitiva santificazione pop nel 2015: è stata citata in una puntata dei Simpsons: la protagonista di un suo romanzo, una tipa assertiva, va a Springfield per un affare di uranio e fa innamorare l’amico di Homer, il barista Moe.” (fonte: un articolo di Laura Piccinini su D Repubblica)

In Italia l’adattamento del discorso della Adichie è stato pubblicato da Einaudi 2015 e io credo che la lettura di questo breve libriccino rinfrescherà la nostra memoria sui principi di base nei quali possiamo e dobbiamo credere, sulle semplici azioni da compiere per un mondo più giusto. E più felice per tutti.

Questo il video integrale del discorso tenuto dalla Adichie in lingua inglese. Cliccando sulla rotellina delle impostazioni, in basso a destra, potrete attivare i sottotitoli. Sono presenti tredici lingue ma non l’italiano.

Chimamanda Ngozi, Adichie – Dovremmo essere tutti femministi, Einaudi 2015 (scritto nel 2012).

Breve digressione sulle TED per chi non sapesse di cosa si tratta.

Le TED (Tecnology tecnologia, Entertainment divertimento, Design progettazione) sono conferenze che si tengono una volta all’anno a Vancouver, con una struttura “ideas worth spreading” cioè idee che val la pena diffondere. Gli interventi riguardano diverse discipline: scienza, arte, politica, temi globali, architettura, musica… TED è un’organizzazione non profit nata venticinque anni fa in California. Durante la conferenza annuale, della durata di qualche giorno,  i maggiori protagonisti del “pensare” e del “fare” sono invitati a raccontare le proprie idee in presentazioni di massimo diciotto minuti. I loro interventi sono messi a disposizione, gratuitamente, sul sito ted.com.
Le TEDx  (x = evento organizzato in modo indipendente) sono conferenze che possono essere organizzate in qualsiasi città e in qualsiasi momento, in modo autonomo, ma sempre basate sulla filosofia TED, nel rispetto delle linee guida TED (devono svolgersi in un teatro, con licenza creative commons, …).
Per approfondimenti http://www.ted.com