In automobile con tre esseri mignon dagli 8 agli 11 anni.
Aspettiamo che i nostri prodi tornino dalla missione “Acquisto di un chilo di gelato”.
Intanto leggo il giornale che parla della Festa della liberazione, cioè oggi. L’articolo dice che i ragazzi di oggi non sanno rispondere quando gli chiedi cosa si festeggia il 25 aprile. La cosa mi deprime. A dirla tutta mi fa anche sentire vecchia. Ma soprattutto stuzzica il mio senso di responsabilità. Posso dunque io lasciare che i tre mignon a me temporaneamente affidati crescano senza saper rispondere a quella domanda? Sento impellente la necessità di porre rimedio a tutto ciò.
Bambini, lo sapete che oggi è lunedì?
Siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii…
Eppure siamo al mare, come mai?
Perché volevamo giocare con Margherita (dice l’ottenne maschio).
Per saltare sul “saltasalta” (dice l’ottenne femmina).
Perché al mare ci divertiamo (dice l’undicenne).
Ok. Però, essendo oggi lunedì, avremmo dovuto essere a scuola, no?
Silenzio ottuso degli astanti.
Ecco, allora, oggi è lunedì ma è festa. Una festa speciale, il 25 aprile. Lo sapete che festa è?
Io lo so, io lo so, posso dirlo io? (dice l’ottenne maschio alzando la mano).
Lo so anche io (dice l’ottenne femmina).
È la Festa della liberazione (dice l’undicenne).
Un po’ delusa rilancio: Sì, vabbè, liberazione… ma da cosa ci siamo liberati?
Dal nazismo dal fascismo e dalla guerra (dice l’ottenne maschio).
Sì, la seconda guerra mondiale (dice l’ottenne femmina).
Decisa a confermare la visione pessimista dell’articolo insisto: ma chi è che ci ha liberati?
Sono stati quei soldati, quelli su per i boschi (l’ottenne maschio).
Quelli che cantavano le canzoni dei partigiani (l’ottenne femmina).
Infatti erano i partigiani (l’undicenne).
Sconcertata mi incattivisco: eeeehhhh facile, ma chi lo sa in che anno è successo?
E’ stato quando Cavour e Garibaldi hanno liberato l’Italia (ancora l’ottenne maschio).
E qui mi riprendo fieramente la scena, posso finalmente far vedere ne so a pacchi più di loro: nooo, Cavour e Garibaldi non c’entrano, quello è stato con l’unità d’Italia nel 1861. La liberazione da tutta quella roba che avete detto è avvenuta molto tempo dopo, il 25 aprile del 1946.
Ma non era il 1945? (dice l’undicenne).
Ehm… sì, mi sono sbagliata… però anche il giornalista non è che aveva proprio ragione!
no, vabbè, fuori il nome del giornale e del giornalista… 😀
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Repubblica… ma il giornalista non lo ricordo… povero 🙂
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no, per carità, non infieriamo. già scrive per repubblica… 😉 😛
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Cara, hai dovuto scavare bene prima di coglierli in fallo i pargoli. Mica sono bolognesi per nulla… Mica sono figli dell’ultimo tizio che passa… Diciamocelo: i bambini non sanno le cose solo se non gliele dici.
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Sagge parole, mia cara 🙂
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confermo fa tristezza che tanti giovani oggi non sanno il perchè del 25 aprile….la storia è di tutti è quello che siamo oggi anche …è giusto quindi informare il più possibile…
ti auguro un buon mercoledi pome
daniela
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Beh, forse non tutto è perduto… i miei piccoli hanno saputo rispondere! 🙂
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benissimo allora:) grande mamma tu:) ti auguro un buon pome
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Beh, non erano tutti miei nel senso di figli miei, condivido il merito 🙂
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Mi chiedo: ma può un quotidiano sputtanarsi facendo scrivere – perché non dò la colpa al giornalista – un articolo che rende “chiacchiera da ascensore” o “attesa al bus” un evento così importante e ancora sentito dall'”opinione pubblica”, tanto che ancora a dipendenti pubblici e privati pagano un giorno di ferie (e gli rode, gli rode tantissimo). Tanto vale che scrivesse che non esistono più le mezze stagioni.
Il tuo trittico di pargolame ha dato una bella lezione a Repubblica! I miei due nani di quasi 5 anni non si pongono ancora questo problema: con gelato e festa a scuola, di buon grado ti canterebbero Bella Ciao e sventolerebbero il tricolore ad libitum.W l’Italia, mi piace urlarlo ancora.
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Sì, come diceva Pendolante ai bambini le cose bisogna dirgliele, altrimenti poi se non le sanno è anche colpa nostra 😉
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Parole sante, ma ai figli di questi giornalisti chi gliele dice? 😉
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