Finalmente ho capito perché mi ostino a leggere i romanzi di questa scrittrice, nonostante alla fine mi sembri sempre mancare qualcosa. In effetti qualcosa manca, ma nello stesso modo in cui qualcosa manca sempre anche nella vita. Manca un finale compiuto, che chiuda il cerchio. Manca uno svolgimento avventuroso, mancano i melodrammi e a volte il caso la fa da padrone. Tuttavia c’è tanto in questi libri, ci sono l’inconcludenza della vita, le ingiustizie piccole o grandi, la meschinità che da sempre caratterizza le folle… Ma quello che mi fa sempre tornare ai libri di questa scrittrice è il suo tratto femminile. Non nel senso dei fiorellini e dei fiocchetti, intendiamoci bene. Ma nell’attenzione particolare alla vita delle donne, alle loro giornate, al loro lavoro, alle difficoltà cui da sempre soprattutto le donne sono sottoposte. Il tutto utilizzando un volume basso, quasi un sussurro, tanto che a volte sfugge l’importanza di quello che la Chevalier ci sta dicendo.
In questo romanzo l’ho finalmente capito, perché questo romanzo mi è davvero piaciuto. I protagonisti sono dei ragazzini nella Londra del 1792, con una vita che al giorno d’oggi definiremmo “da adulti”, ma con la stessa innocenza dei ragazzini moderni. I semi della rivoluzione industriale cominciano a germogliare e la rivoluzione francese è sullo sfondo, con le sue idee sovversive e pericolosamente vicine. Il poeta inglese William Blake è il trentacinquenne vicino di casa dei nostri ragazzini e, attraverso loro, diamo una sbirciatina anche in casa sua, nella sua vita e alla sua opera. Alla fine della lettura ci resterà una sensazione di dolcezza sulle labbra, come il bacio innocente che si scambiano i due giovani protagonisti.

Tracy, Chevalier – L’innocenza, Neri Pozza 2007